Gli effetti secondari dei sogni
Dopo aver letto il premio della critica dei librai francesi del 2007, il bellissimo “L'eleganza del riccio”, mi sono lasciata ancora consigliare da loro e ho letto il libro di Delphine de Vigan.
La trama è semplice, eppure ben approfondita. La protagonista, Lou Bertignac, è un'adolescente con un'intelligenza fuori del comune, di cui farebbe volentieri a meno, pur di essere accettata dai suoi coetanei, Invece, nonostante i suoi 13 anni, è costretta a frequentare un liceo in cui nessuno la considera meno che stramba. Ovviamente nemmeno la sua famiglia è di aiuto: sua madre è assente e chiusa in un dolore che Lou non sa scuotere, il padre sembra appartenere solo distrattamente a questa casa.
Lou si sente sola, incompresa ed esistenzialmente sola, finchè non incontra, con la scusa di una ricerca scolastica sugli emarginati, No, una ragazza che vive alla Stazione di Austerlitz. Dal parlarle al dedicarsi totalmente a lei il passo è breve: Lou inviterà No a condividere la sua casa, i suoi abiti, i suoi ritmi e vedrà la propria famiglia trasformarsi davanti all'arrivo della misteriosa e rabbiosa ragazza.
L'istinto della crocerossina prevale, ma la realtà non è una favola e non sempre si può pretendere il lieto fine.
La storia è commuovente e, anche se sembra sempre scivolare nella rosa retorica dei sentimenti, ogni volta viene strappata tenacemente verso la poco consolatoria realtà. Lou fa tenerezza, anche per il poco che capisce di ciò che le succede attorno. La sua intelligenza non la aiuta a trovarsi meglio nel mondo, ma forse è un bene che capisca così poco. Ogni età ha le sue pene e ogni età ha le sue conquiste, anche il primo bacio.